Sembra che il suono arrivi da lontano
dalla cima di una montagna –
dice: sono lontano sulla cima di questa montagna –
poi arrivano altri
camminano su questo ghiaccio-neve
per raggiungerlo –
sono bagnati fradici
e poi a bocca aperta respirano
Sembra che il suono arrivi da lontano
dalla cima di una montagna –
dice: sono lontano sulla cima di questa montagna –
poi arrivano altri
camminano su questo ghiaccio-neve
per raggiungerlo –
sono bagnati fradici
e poi a bocca aperta respirano
E Kerouac cercava Dio ovunque
nell’alcool che beveva
e nella figlia identica a lui
che si era rifiutato di riconoscere –
lo cercava nella strada
nelle facce, nei corpi, negli autobus
nelle case, nei campi, nelle industrie
e lungo le ferrovie –
la strada fu il suo sentiero
il suo pellegrinaggio senza santuario
la strada era il suo Mandala
c’era lui, c’era Neal che era la vita in sè
e c’era Dio
che Jack non riuscì mai a vedere
Da luoghi lontani arriva la voce
ed è emozione
pura di cuore
ci crede a quello che dice-canta
a quello che crea
ci crede
è suo
è roba sua
ci spera nel Suo ritorno –
tutti speriamo in un ritorno
tutti abbiamo uno, due ritorni
che vorremmo
ognuno ha i suoi –
Bob vuole il ritorno di Cristo –
chissà se Bob ha mai letto
“Il grande inquisitore” ne I fratelli Karamazov
( “perché dunque sei venuto a darci impaccio?”)
non tutti, secondo Dostoevskij
vogliono il ritorno di Cristo –
Bob sì
e le sue parole sono così piene di speranza –
chissà se ora ci crede ancora
Contiene testimonianze dirette dei protagonisti della beat Generation; è presente anche Timothy Leary che dice cose stravaganti ma di grande interesse. Ci sono filmati dell’epoca davvero inediti sulla scuola di scrittura di Boulder dedicata a Jack Kerouac. Vi compaiono Ginsberg, naturalmente, ma anche Corso, Orlovsky, Waldman, Burroughs, gli studenti che la frequentano. Ci sono letture di poesie in mezzo alla strada, piccole manifestazioni contro la guerra interrotte da poliziotti che hanno la stessa età degli studenti e tutto sommato si comportano in modo gentile, li invitano a spostarsi dal centro della strada o li spostano di peso ma con maniere non violente.
Un mondo a parte quello beat-psichedelico-hippy nelle sue manifestazioni più spontanee, prima che il mercato se ne impossessasse.
Alla scuola di scrittura le lezioni avvengono in luoghi informali, tipo soggiorni con sedie e poltrone sparse qua e là. Gli insegnanti parlano come viene loro di fare lì per lì, in modo del tutto spontaneo, improvvisato, stanno in mezzo agli studenti, non c’è separazione tra gli uni e gli altri. Magnifico, teatrale, Ginsberg quando legge le sue poesie accompagnato dall’harmonium che suona anche bene. Burroughs, come dice Ginsberg nel commento al documentario sembra uno della CIA dai modi di fare calmi e prudenti. Adorante la sempre presente Fernanda Pivano che ascolta scegliendo un angolo della stanza in cui rifugiarsi dalla luce accecante di tanta genialità raccolta tutta insieme davanti a lei.
Mentre canta Come as you are
mi fa impressione
non è solo rauca
non è solo strana
disperata –
è già oltre
1-
Petali sull’erba secca
rossi – lacrime
oppure baci
2-
Abbiamo camminato
nel bosco ventoso
per ricordarti
per ricordarci
di te
ovvero di noi
3-
E poi ci siamo fermati
in quattro punti
che erano te
quello che sei tu
quello che siamo noi
4-
Abbiamo letto le tue poesie
così belle
inarrivabili
per un comune sentire
5-
Camminando
il mio petto era gonfio
di qualcosa –
qualcosa pesava
sul cuore –
eravate voi, Jim e P.
6-
Ho raccolto oggetti ricordo
trovati nei quattro punti –
è stato bello e profondo
raccoglierli –
ora non più
7-
Ho sentito
vicinanza di persone –
era tanto
che non era così per me –
non c’erano ostacoli,
fraintendimenti
rabbia –
poi abbiamo mangiato insieme
chi una cosa chi l’altra
e bevuto buon vino
e grappa in tuo onore
Al tramonto
la campagna
diventa arancione –
ma se “diventa”
qual è
il suo vero colore?
Quel suggerimento mi ha dato un’idea bislacca –
analgesica inconcludente
oasi verde
occhi smaglianti ossidati
però dal troppo guardare
guardarsi addosso
che tutto vada bene
che tutto sia in ordine
guardarsi anche dentro
che tutto sia a posto
che tutto vada bene –
allarmarsi quando non è così
né il fuori né il dentro
darsi da fare
perché tutto torni come prima
ma il prima non c’è più
e l’adesso è incognito –
darsi un obiettivo, uno scopo
tipo guardare le cose mentre si passeggia
guardare le piante, le erbe, i fiori spontanei
cresciuti belli dopo la pioggia
farseli piacere
darsi il compito di farseli piacere –
se non ci fossero gli impegni
le consegne, le cose da fare
ci sarebbe solo il corpo
e lo scrivere
così senza cercare il senso
come sto facendo ora
Pensieri a margine di quei cosi noiosi con tante pagine
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