Archivio | dicembre, 2018

E Kerouac cercava Dio ovunque

29 Dic

E Kerouac cercava Dio ovunque
nell’alcool che beveva
e nella figlia identica a lui
che si era rifiutato di riconoscere –
lo cercava nella strada
nelle facce, nei corpi, negli autobus
nelle case, nei campi, nelle industrie
e lungo le ferrovie –
la strada fu il suo sentiero
il suo pellegrinaggio senza santuario
la strada era il suo Mandala
c’era lui, c’era Neal che era la vita in sé
e c’era Dio
che Jack non riuscì mai a vedere

Ascoltando le variazioni Goldberg

27 Dic

Variazioni di variazioni
nella chiesa
al freddo
variazioni –
sulle pareti affreschi
ma le note del piano
non rimangono
qui –
anche se gli affreschi
sono così belli
che c’è un orario preciso
per venire a vederli –
è che le note del piano
escono
anche se ora
è già notte
preferiscono andarsene in giro
non stare qui con noi
al freddo –
le note sono magnifiche
il pianista bravo
ma io non me ne intendo –
però mi sembra un po’ scolastico
del resto è tanto giovane –
e poi sembra andar di corsa
forse ha freddo
come noi che lo ascoltiamo

Il rifugio, ovvero come capita di non conoscersi

18 Dic

Chi gestisce alberghi di montagna, rifugi o agriturismi si aspetta che si riempiano durante i giorni di festa. Ma non succede sempre. Una volta mi è capitato di andare in un albergo di montagna per l’ultimo dell’anno. Una grande tavola della sala da pranzo era piena di ogni ben di Dio. Ma gli avventori siamo rimasti per tutta la sera solo in due. Pare non sia una situazione così rara. C’è un rifugio sull’Appennino dove per alcuni anni gli unici avventori per il Natale sono state tre persone. Una giovane mamma e il suo bambino cenavano in un angolo, e un ragazzo che andava lì da solo in un altro. Si salutavano, ma per tre anni non hanno mai fatto amicizia. Ognuno andava a camminare o a sciare per conto proprio. Poi si ritrovavano a cena ognuno al proprio tavolo. Né alla giovane mamma né al ragazzo è mai venuto in mente in quei tre anni che ne so di dire ceniamo insieme? Non è mai capitato. Furono gli unici a frequentare quel rifugio per tre anni il 24 e il 25 Dicembre. La gente affollava quel luogo solo per Santo Stefano.
Poi successe qualcosa. Il quarto anno la giovane donna e il bambino non andarono come ogni vigilia di Natale al rifugio sull’Appennino. Erano entrambi influenzati e così annullarono la prenotazione. Il ragazzo fu quindi l’unico avventore durante il 24 e il 25 Dicembre. Poi se ne andò a sciare con alcuni amici in Trentino. E lì si mise a pensare, non sapeva neanche lui perché, a quella giovane donna che non aveva incontrato come ogni anno al rifugio sull’Appennino. La cosa, non sapeva neanche lui perché, l’inquietò. Cominciò a ruminarci sopra e a starci un po’ anche male. Lo prese una specie di ansia di sapere.Telefonò al proprietario del rifugio sull’Appennino e si fece dare il numero di telefono della giovane donna. La chiamò, le chiese come stava e chiacchierando con lei scoprì che vivevano nella stessa città. Cominciarono a uscire, si capirono, avevano entrambi la passione per la montagna, ma soprattutto si capirono e capendosi si scelsero.

Alcuni momenti della presentazione del mio romanzo 1968 presso la biblioteca di Molinella

17 Dic

Un’amica

15 Dic

Un’amica
in un bar brutto
freddo
d’una periferia
brutta, fredda
piovosa –
ci siamo fermate lì
a bere tisane e thé
per via
dell’urgenza
del parlare
di noi
di lui di lei
di me
di te –
ogni tanto una telefonata
un whatsapp
poi di nuovo
“cos’è che stavi dicendo”…
più di due ore così
ascoltando e dicendo
guardandosi in viso
cercando
l’antica
e la nuova giovinezza.

Ascoltando Bob Dylan in Mississipi

8 Dic

La sua voce
così vecchia
così roca
quel vetro
terrificante
della sua gola –
che meraviglia

Pensando a come deve essere vivere in città

2 Dic

Pensando a come deve essere vivere in città, proprio nel centro della città, mi domandavo se davvero mi piacerebbe come penso a volte o se invece tutta quella gente che va e viene e non si /ti guarda in faccia mentre cammini, che non incontri uno sguardo neanche a pagarlo oro, insomma pensando in un secondo a tutto questo, mi è venuta in mente, non so perché una ragazza che ho visto tempo fa su un autobus, l’unica persona che mi ha colpito, fulminato quasi di tutta la gente che c’era su quell’autobus. Aveva una bottiglietta d’acqua in mano e ogni tanto ne beveva un sorso anche se era inverno. Aveva capelli abbastanza lunghi, biondi ma tipo meshes di qualche mese, scomposti, come li avesse lavati e poi asciugati così com’erano, come la mia amica che ho visto ieri e che era appena stata in piscina e li aveva asciugati come viene viene. Ecco quella ragazza dell’autobus aveva capelli un po’ punghi come viene viene, mossi e un po’ ricci qua e là. Per me erano bellissimi e anche lei lo era, eppure non è che la gente sull’autobus la guardasse, doveva apparire come una ragazza carina qualunque. Per me invece fu dal primo sguardo speciale, una ragazza speciale. Quando l’autobus si è fermato in pieno centro siamo scese tutte e due e l’ho seguita anche se lei camminava molto veloce. Poi si è fermata ai tavolini di un bar molto grande. Mi sono fermata a guardarla di là da una lastra di plexiglass che ci separava. Aveva un viso tondo, gli occhi marroni. Mi ricordava una tipa che conoscevo tanti anni fa. Avrei voluto andare al di là di quella parete e interrompere la sua conversazione con le persone che stava incontrando al tavolino di quel bar per dirle: mi racconti la tua storia che così dopo la scrivo?, sono sicura che è una storia speciale come speciale sei tu. Inventarla ora non so farla. Mi verrebbe una storia banale tipo studentessa che nel tardo pomeriggio incontra gli amici e dopo che fa? Va a un cinema?

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