Ai margini
sotto
un muretto
di mattoni sbrindellati
che nessuno
guarda
vede
ammira
crescono gli stessi fiori di campo
del grande parco
pieno di risa e giochi
Ai margini
sotto
un muretto
di mattoni sbrindellati
che nessuno
guarda
vede
ammira
crescono gli stessi fiori di campo
del grande parco
pieno di risa e giochi
Lui ce l’ha
molto, tanto
con il mondo
che gli ha buttato addosso
questa cosa qui –
e allora prende a forchettate
la confezione di pasticcini
ma lo fa con la forchetta di plastica
che non fora l’involucro trasparente –
allora noi gli diamo un coltello
e lui lo fa
Foto di Dianella Bardelli
Cammino per strada
il sole alle spalle
guardo
mi guardo sul selciato nero
più nera
la mia ombra –
ma una striscia bianca
bene augurante
l’attraversa
Capelli rasta
belli, lunghi, neri
viso di ragazzo-bimbo
cubano, colombiano
comunque latino –
ma ha due seni piccoli
sotto la maglietta di ragazzina –
niente borsa, zainetto
solo un telefonino in una mano
e uno sguardo che vaga
senza guardare nessuno –
mi ricorda la Schneider di Ultimo Tango –
quanto sei bella
vorrei dirle –
lei non se ne cura
la sua è la bellezza più luminosa
quella inconsapevole di sè –
poi scende dall’autobus
vorrei andarle dietro
fermarla
parlarle
chederle -per scriverla-
di raccontarmi la sua storia
***
Poi la ragazza
seduta sotto il portico
ad un tavolo del Mc Donald’s –
non sembra lì per mangiare
non sembra lì per bere –
sembra lì per stare lì
immobile
rilassata anche –
immobile sta lì
magari da ore
per altre ore –
è un modo di vivere che conosco
per questo l’ho riconosciuta questa ragazza
andavo alle feste
perché bisognava andarci
battezzavo un angolo
e lì rimanevo
presa da un’immobilità del corpo
comandata
dalla mia, di allora,
immobilità dell’anima
***
Poi ho visto uno –
capelli lunghi neri
lucidi
ho pensato
appena lavati –
l’aria del faccio niente
ilgolfino
tenuto da una mano
l’andatura
del vivo in periferia
mi sono appena alzato
e ora vado in centro
***
Poi una donna –
capelli neri tinti
magliettina nera sottile
attillata –
un viso che un tempo
doveva essere stato un bel musino –
molto anziana –
mi ha ricordato il “Gatto nero”,
da giovani ci andavamo
a sfottere i vecchi
che ballavano il liscio
Al tramonto
la campagna
diventa arancione –
ma se “diventa”
qual è
il suo vero colore?
31/7/2016
Ho desiderato così tanto d’essere dove sono
in Maremma, in questo viale d’Alberese
con davanti a me le colline boscose
del Parco dell’uccellina
che ancora mi sento chiusa
in quel pensiero e in quel desiderio
anche se sento i miei passi su questo viale
e ho davanti a me quei boschi
che attraversi in bicicletta e arrivi al mare –
e passi in mezzo a lecci e pini
con i cavalli, le vacche maremmane
e se sei fortunato vedi una volpe
o un cinghiale o un daino
oppure solo sotto i tuoi piedi
aghi di pino
***
31/7/2016
Viale d’alberese
Dov’erano i cavalli
è un gran campo vuoto
2/8/2016
Mattino, Marina d’Alberese
Il cielo
che si butta nel mare
***
Spiaggia d’Alberese
All’orizzone
vicino all’isola
una striscia blu –
lì dei pesci è il mare
***
Alberese un tempo
era la spiaggia dei frikkettoni –
li vedi a volte
li riconosci dallo sguardo –
hanno l’aria annoiata
di chi il momento magico
l’ha già vissuto
***
3/8/2016
Alberese
I primi due giorni
li vivi dall’esterno –
sei confuso
dalla bellezza sì
ma ci stai fuori –
dopo è casa tua
***
Sotto il sole del mattino
Aria calda, odor
di qualcosa di troppo maturo
in quell’orto
fresco di foglie
sotto ilsole del mattino
***
Voce del vento
Il vento
che sembra il mare
Pensieri a margine di quei cosi noiosi con tante pagine
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