La casa editrice ‘round midnight ha da poco dato alle stampe un libro di poesie di John Gian dal titolo “Tensioni”. Di se stesso il poeta dice poche scarne parole nel suo sito http://www.johngian.it/bio/ : “Born in Vicenza, Italy, 1949. Poet, performer and visual artist.Organizer of international art and poetry events since 1977.Actually living and working in Venezia”.
In realtà John Gian dagli anni ’70 ad oggi ha avuto una lunga e intensa attività letteraria e amicale con molte personalità artistiche, da Franco Beltrametti ad Antonio Spatola, da william Borroughs a Allen Ginsberg, Gregori Corso e Gary Snyder durante il suo soggiorno negli Usa alla fine degli anni ’70.
John Gian ha fondato riviste e organizzato festival e readings letterari. “Tensioni” è la sua ultima raccolta poetica.
Tutto il libro è composto da poesie di strofe di tre versi alla maniera degli haiku. Poesie legate alla tecnica dell’improvvisazione tipica degli scrittori della beat generation, cui è legato appunto John Gian.
A volte i versi di questo poeta sono chiarissimi altre volte oscuri, almeno per me; oscuri di significato immediato, l’unico che sono in grado di riconoscere. Infatti se devo pensare a cosa vuol dire una poesia, non è più poesia, ma esegesi scolastica che non amo e nella quale non mi ci metto neanche.
Le poesie di “Tensioni” non hanno quasi mai titolo, sono numerate ma non datate, e questo è un po’ un limite perché è bello sapere in quale periodo della sua vita un poeta ha scritto una data poesia, se in gioventù o meno, ad esempio.
Una poesia autobiografica e forse recente è la numero 29. Penso sia autobiografica perché verso la fine scrive: ” a tre a tre/ nel ritmo/tre-tre-tre”, che è la tecnica di scrittura poetica di John Gian. Nei versi precedenti parla di “senescenza” e “paure inconsce”. Dice anche “digerisce il vissuto/ nel bozzolo/ domestico”, che in sè è un qualcosa di così reale, quotidiano, vero. Mi ha commosso, stupito e riempito di ammirazione essere riuscito da parte del poeta a sintetizzare in pochissime parole una realtà esistenziale che riguarda un po’ tutti. La vita fuori, la vita dentro, nella casa che in effetti è il “bozzolo” in cui ci riugiamo tutti. Insieme ad altre sue poesie nella pagina facebook della ‘round midnight edizioni Jhon Gian legge la n. 29:
https://m.facebook.com/roundmidnight.edizioni/videos/229541641530995/?refsrc=http%3A%2F%2Fwww.google.com%2F&_rdr
Un’altra poesia di questa raccolta che mi è piaciuta molto è quella dedicata a Gary Snyder di cui conosco e amo molto le opere ( la n. 26 ). Tratta dei temi cari a Snyder, vita e morte, sacralità di tutto ciò che esiste: “chiodo-spina/lampadina/fiore -ramo-ruscello/tutto è sacro/nel sacro/vuoto.
Mi sono emozionata per quella dedicata a Jim Koller. La poesia ne è un meraviglioso ritratto ; ci sono gli animali che quotidianamente vede: ” camminare in silenzio/ contemplare sostanza immortale//della samara nel volo elicoidale”, e soprattutto il suo poco parlare nella poesia e nella vita: “parole asciutte/linguaggio/scarnificato, e soprattutto: ” never talked/about/literature”. L’ho conosciuto Jim, è venuto insieme a Giuseppe Moretti di Lato Selvatico a leggere le sue poesie a casa nostra. In quella sua maniera appunto scarna. Mi piaceva il suo sguardo chiaro e desolato, i suoi capelli lunghi legati a coda di cavallo, la sua andatura lenta e ciò che ti mostrava di sè, poco ma profondo.
Il motto di John Gian che troviamo nel suo sito http://www.johngian.it/ è; Poetry is evrywhere. Lo condivido e cerco anche di praticarlo.
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