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In autobus

4 Mag

Fuori dal finestrino
l’indifferenza
del mio sguardo sul mondo –
poi
l’occhio cade
spontaneamente
(spontaneamente è importante)
in alto
verso le foglioline
d’un albero
da poco nate –
nel loro splendore
ai raggi scarsi di sole
ho visto
sentito
qualcosa –
che mi ha detto 
fuggevolmente:
oltre questo
c’è altro
oltre, dietro
in alto
qualcosa di santo

Strade di città

23 Mar

Capelli rasta
belli, lunghi, neri
viso di ragazzo-bimbo
cubano, colombiano
comunque latino –
ma ha due seni piccoli
sotto la maglietta di ragazzina –
niente borsa, zainetto
solo un telefonino in una mano
e uno sguardo che vaga
senza guardare nessuno –
mi ricorda la Schneider di Ultimo Tango –
quanto sei bella
vorrei dirle –
lei non se ne cura
la sua è la bellezza più luminosa
quella inconsapevole di sè –
poi scende dall’autobus
vorrei andarle dietro
fermarla
parlarle
chederle -per scriverla-
di raccontarmi la sua storia
***
Poi la ragazza
seduta sotto il portico
ad un tavolo del Mc Donald’s –
non sembra lì per mangiare
non sembra lì per bere –
sembra lì per stare lì
immobile
rilassata anche –
immobile sta lì
magari da ore
per altre ore –
è un modo di vivere che conosco
per questo l’ho riconosciuta questa ragazza
andavo alle feste
perché bisognava andarci
battezzavo un angolo
e lì rimanevo
presa da un’immobilità del corpo
comandata
dalla mia, di allora,
immobilità dell’anima
***
Poi ho visto uno –
capelli lunghi neri
lucidi
ho pensato
appena lavati –
l’aria del faccio niente
ilgolfino
tenuto da una mano
l’andatura
del vivo in periferia
mi sono appena alzato
e ora vado in centro
***
Poi una donna –
capelli neri tinti
magliettina nera sottile
attillata –
un viso che un tempo
doveva essere stato un bel musino –
molto anziana –
mi ha ricordato il “Gatto nero”,
da giovani ci andavamo
a sfottere i vecchi
che ballavano il liscio

Bologna

16 Mar

Tornata a casa la sera ripenso al pomeriggio passato a Bologna. Mi vedo in Piazza Maggiore, la facciata di marmo rosa e bianco piena di luce la gente sdraiata seduta sul crescentone accanto ai i tavolini all’aperto con le sedie nere pieni di  persone, non sembrano turisti ma gente uscita di casa per andare in centro non a fare la spesa come di mattina ma a zonzo o a prendere il sole e la piazza e San Petronio. Seduti su quelle sedie nere c’è un sacco di gente, coppie, amiche anzianotte, a un tavolo una donna dai capelli rossi sola, si guarda intorno per me non si diverte, divago pensando si sente sola è uscita di casa per sentirsi meno sola ma invece magari aspetta l’amica o il moroso e sono io che proietto ovunque su chiunque il mio pessimismo.
Sono venuta apposta in città dalla campagna per farmi un giro, sala borsa, libri, gente sulle poltrone. Al bar della grande biblioteca anche lì gente. Strano mi sembra non abitando più in città che la gente esca solo per vedere altra gente, stare in mezzo alla gente. Qui dove sto io c’è solo la campagna. Guardavo in città le persone camminare sui marciapiedi mentre in autobus tornavo alla macchia e mi sembrava una cosa strana anche quella. In paese si va al bar per andare al bar ci si siede ai tavolini ma non c’è gente da guardare si sta ai tavolini e basta. Qui in città nella bella Piazza Maggiore si sta ai tavolini per guardare oltre i tavolini, magari parlando con amici lì con te ma intanto guardi oltre, il marmo, la gente seduta sui gradini di San Petronio, i ragazzi sdraiati sul crescentone.

La ragazza mesta

19 Gen

In autobus ho visto
una ragazza mesta –
si guardava intorno
ma gli occhi non vedevano
neri di pece
come le occhiaie
non guardavano –
il giaccone verde-grigio
attillato militare
mi ha mosso un ricordo –
ero io la ragazza mesta
o era il giaccone
a essere simile
ad un altro
però largo
londinese mitico
e sapeva di altri
inverni
altra gente
altre strade?

Il Libro Ignorante

Pensieri a margine di quei cosi noiosi con tante pagine

Matavitatau

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