Archivio | luglio, 2020

Mi piace quel tempo semplice

23 Lug

Mi piace quel tempo semplice
de “La prima notte di quiete”
Il mare com’era
mosso e tragico

gli amanti perduti
ci sono ancora?
La donna dell’altro

l’uomo dell’altra
il migliore amico
la sorella, la compagna di banco
il tradimento insomma –
le prime parole

mi sono state dettate
da una voce interna
che ha scandito
” mi piace quel tempo semplice” –
oggi o ieri ho letto

che l’inconscio
è la verità dell’universo 
o una cosa simile –
io lo credo
anzi diceva:
“nell’inconscio è custodita
la verità dell’esistenza”.

L’isola, il maggio francese, la betulla e un po’ di Nepal

17 Lug

Sembra il capitolo di un romanzo, ho detto a qualcuno. Parlava del maggio francese, potrei parlare del maggio giardino e della betulla grande di là dalla rete?
Che belle le betulle, si  passeggiava per Bologna e ne vedemmo una in un piccolo cortile.
Ricordo ora altri luoghi, altre persone.
Le telefonai mentre scrivevo quel romanzo nepalese. Mi rispose fredda. Del suo di libro non volle parlare. Pensava a quell’uomo lontano come il suo rifugio, come un talismano, come una reliquia viva che salva.
Non so perché ho in mente la donna avvolta in veli trasparenti color pesca.
L’uomo dell’isola, il più amato.
In alto lei, la diva
avvolta di veli e luci
sinuosa ballava –
noi ragazzine
giù nella pista
ci muovevamo a piccoli passi
e senza sensualità

 

Quelle tovaglie umide

16 Lug

Quelle tovaglie
di cotone grosso
umide

come i tovaglioli –
a nessuno
veniva mai in mente
di dire al cameriere
” mi porta un tovagliolo asciutto”
erano così le trattorie –

ora
ci sono solo ristoranti 

anche quelli di campagna –
fanno cose strane
da mangiare
i nomi dei piatti
non li capisco

come fossi all’estero –
ne conosco solo uno
rimasto
intonso
sempre uguale a se stesso
da decenni
qui nella bassa bolognese –
ci abito vicino
per mia fortuna

 

Mi piace la roba vecchia

6 Lug

Mi piace la roba rotta
vecchia –
le magliette sbrindellate
bucate
oggi in casa ho un pareo
che non ricordo quanti anni ha
ma tanti
lo adoro –
mi piacciono le case diroccate
che dicono gli anni e l’età
i roseti abbandonati
belli, fiorenti e colorati –
amo la voce rotta, vecchia
del Dylan di oggi
e anche il suo viso
che non è più per niente bello –
oscuro, misterioso
come la voce
che prima era roca sì
ma troppo autorevole
luminosa e chiara

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