Archivio | gennaio, 2014

Nebbia

30 Gen

dalla pianura
dal macero e cespugli
giunge una nebbia bassa –
sembra polvere
alzata da zoccoli
di cavalli al galoppo
che vengan da lontano

Hospice: si è parlato di certi amici

28 Gen

Si è parlato di certi amici

che di qua sono passati

e ora non abitano più

nè qua

nè nelle loro case –

di uno in particolare

che viveva lassù

tra le montagne

amante della musica

dei libri

del libero poensiero –

e allora

da questi racconti

sempre la stessa domanda

non sei più qui

ma il là

dov’è?

com’è?

c’è?

Oggi all’Hospice

27 Gen

Oggi non ho distolto lo sguardo

dal viso morente –

prima sì

avevo paura

di vedere in quel viso

il mio futuro viso

non volevo vedere

non volevo sapere

quel che succede

a tutti –

ma c’è un sentimento

che ti fa guardare

lei/lui morente

che sei tu morente –

è l’empatia

la vicinanza

quella che in maniera altisonante

il buddismo chiama compassione –

e allora puoi stare lì

e sentire l’affanno del respiro

e l’apnea lunga

dove c’è già

quel che sarà

ma non è ancora –

non lo voleva il pace -maker

diceva

“ con il pace – maker

non si muore mai”

La ragazza mesta

19 Gen

In autobus ho visto
una ragazza mesta –
si guardava intorno
ma gli occhi non vedevano
neri di pece
come le occhiaie
non guardavano –
il giaccone verde-grigio
attillato militare
mi ha mosso un ricordo –
ero io la ragazza mesta
o era il giaccone
a essere simile
ad un altro
però largo
londinese mitico
e sapeva di altri
inverni
altra gente
altre strade?

Hospice

17 Gen

Caro G.

abbiamo parlato

con te tante volte

scherzavi

anzi no

non è che scherzavi

sulla tua morte –

però ne parlavi

come di cosa

che avevi risolto –

quando “qui” si parla con qualcuno

più di tre volte

per un po’ di tempo

quella diventa una relazione

un’amicizia

perché “qui”

la vita va più in fretta

e non c’è tempo

davanti a noi

non c’è tempo

non c’è tempo da perdere

per studiarsi

piacersi o non piacersi –

Caro G.

Ci hai fatto sorridere

e ci hai parlato di te

e ci hai chiesto di noi

e davvero volevi sapere di noi –

e ti piaceva parlare con noi

a noi piaceva così tanto parlare con te –

ci sentivamo rassicurate

dalla tua consapevolezza

e spero tanto

non solo per te

ma anche per me

che l’avessi davvero raggiunta

quella consapevolezza

e quella distanza

dalla tua morte –

allora è davvero possibile,

ho pensato,

e ti ho ammirato

e quella consapevolezza

e distanza

l’ho sperata anche per me

 

Nel pensiero

14 Gen

Nel pensiero che sa di sogno
o nel sogno che sa di pensiero
raccolgo foglie secche
su un uscio
che sa di mare

Ieri all’Hospice

10 Gen

Accarezzavi la sua fronte

di continuo

lui dormiva

di un viso sofferente

di un corpo ancora pieno

del fiato della vita –

accarezzavi la sua fronte

con insistenza

col palmo

sulla sua fronte ampia

bianca –

io ti parlavo

di quello che diciamo

noi del Mercoledì

“vuole un po’ di thè?

Una fetta di ciambella?”

Tu mi ascoltavi

ma non smettevi

di premere di carezze

su quella fronte

d’uomo che dormiva –

avevi un viso scuro di passione

hai accennato un sorriso

senza dire né sì né no

“ se vuole glielo porto qui il thè”,

ho detto –

sì perché qui si parla di thè e ciambelle

in stanze dove si soffre e si muore

qui

è tutto mischiato

 

 

Nel buddismo tibetano

6 Gen

Nel buddismo tibetano

c’è il fatto dell’estetica

dell’estetica dei riti e dei colori

delle immagini

e dell’aria estatica ma felice

sincera

dei monaci tibetani

che gli altri

i monaci occidentali

non hanno quell’aria lì

e un po’ pena mi fanno

per via delle privazioni

della disciplina

degli obblighi

e della castità

che dev’essere una tortura per tutti

ma soprattutto per loro

gli occidentali

che sono abituati

al libero amore occidentale

all’idea radicata

che fare l’amore fa bene

e non farlo fa male –

insomma

come dicevo all’inizio

nel buddismo tibetano

c’è questo fatto

dell’estetica amaranto ammaliatrice

che davvero ti prende

e ti porta in un bel posto

bello dove si sta bene

e da lì non ti vorresti

neanche più muovere –

è un posto caldo tranquillo

senza preoccupazioni, ansie

malattie, mancanze

e morte –

c’è questo

fatto dell’estetica

che è data

dalla apparente semplicità

delle vesti amaranto

e dalla reale complessità

delle immagini e dei riti

e di tutte quelle divinità

che non sapevamo

che non conoscevamo

e così nel buddismo tibetano

c’è questo fatto dell’estetica

che è così forte

che ti viene

da fermarti lì

e restarci –

poi c’è il resto

che sei tu

con te stesso –

e lì è difficile

è la selva oscura

non è confortevole

ed è vuota

di colori

immagini

e divinità

Pianura

5 Gen

La strada dissestata
il freddo
sul bordo erboso
margherite –
lontano
oche selvatiche cantano
fame, dolore, gioia?

d’aironi
uno solo lontano
oltre la’rgine
rosseggia il campanile

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