Quell’oggetto
che ti ricorda una persona
l’oggetto non il ricordo
ti fa star male –
e allora lo butti
quell’oggetto
22 OttL’isola, il maggio francese, la betulla e un po’ di Nepal
17 LugSembra il capitolo di un romanzo, ho detto a qualcuno. Parlava del maggio francese, potrei parlare del maggio giardino e della betulla grande di là dalla rete?
Che belle le betulle, si passeggiava per Bologna e ne vedemmo una in un piccolo cortile.
Ricordo ora altri luoghi, altre persone.
Le telefonai mentre scrivevo quel romanzo nepalese. Mi rispose fredda. Del suo di libro non volle parlare. Pensava a quell’uomo lontano come il suo rifugio, come un talismano, come una reliquia viva che salva.
Non so perché ho in mente la donna avvolta in veli trasparenti color pesca.
L’uomo dell’isola, il più amato.
In alto lei, la diva
avvolta di veli e luci
sinuosa ballava –
noi ragazzine
giù nella pista
ci muovevamo a piccoli passi
e senza sensualità
Ore 18,24 all’improvviso…
8 AprTutto
all’improvviso
mi appare
così lontano
persone
ricordi
parole –
essere in un altro tempo
è essere in un altro cosmo
lontani
più della luna
in un altro cosmo
ho detto
Era quell’anno che oggi si ricorda (solo chi c’era)
6 NovEra quell’anno
che oggi si ricorda
(solo chi c’era) –
ascoltando Not dark yet
di Bob Dylan
lui ad un certo punto
non canta
mormora, sussurra
una frase che sa di dolce –
che mi riporta a quell’anno
qualcuno
una notte
da quella radio
dal nome di bambina
mi sussurrò un saluto
un saluto personale
mio
per me
che ingelosì
quegli amici
maschi tra loro uguali
e solidali –
mi ricordo
il mio vanitoso sorriso
a sentir che qualcuno
era geloso di me
Topic scene
3 NovMi ricordo il gesto
con cui
ti liberasti
della salopette di Fiorucci –
già mezza addormentata
nel sottotetto
dove allora vivevi –
la lasciasti ai piedi del letto
ti ci infilasti dentro
noi si continuò
a chiacchierare
Un compleanno
20 SetEntrasti
da gran dama
da bella donna
solida
ben piantata –
entrasti nel locale
dove si andava allora tutti
con la boccia di spumante
sotto il braccio
come a dire
ehi oggi è il mio compleanno –
avevi capelli rossi
corti
ora non so più
dove sei
cosa fai
neanche il tuo nome
mi ricordo –
le vecchie agendine
coi numeri di telefono
le ho buttate tutte
ma una no
A volte nel ricordo
10 NovE a volte
nel ricordo
l’occhio si spegne
diventa opaco
va oltre
la terra dell’umano dolore
perché c’è un oltre
dopo aver percorso
la terra incognita
del dolore profondo
che non sapevamo esistesse –
è come avere sempre sete
anche se si è bevuto
acqua fresca pulita –
in quell’oltre dei deserti
e degli oceani
e dell’universo tutto
l’occhio si spegne
in un vuoto
che dura un momento
dove tocchi
la morte dell’altro
dove conosci davvero
cos’è morire –
poi la vita riprende
I miei ricordi sono film
5 MarI miei ricordi sono film
brevi film
scene
una specie di corti –
durano secondi a volte
sono sempre gli stessi
oppure sono diversi –
ora in questi giorni riguardano persone a cui non pensav omai. Così credevo. Poi un cognome ne ha evocato un altro
del passato. Un passato, quel passato, quei luoghi, quelle persone: non ci pensavo mai. A quegli anni pensavo in generale, ma invece adesso ci penso in specifico, vedo dei corti – scene di un film che potrei montare e siccome non sono nè regista nè sceneggistore potrei ricavarne un romanzo. E così la mia scrittura partita da altro, buddismo, donne che se ne vanno, beat, hippy a Kathmandu, arriva al dunque, a me. A quella storia che vedo fatta a piccoli film. Così.
Una storia su cui potrei anche scrivere un racconto o addirittura un romanzo
6 FebChe importano gli anni
che importa il tempo
quel che rimane
sono le immagini –
e io vedo
una casa strana
una casa che era una specie di loft
per forza un loft –
che era stato una fabbrica
e ora era un loft
senza cibo
naturalmente
senza odori di cibo preparato
in casa –
e quando si usciva
per il ristorante
si diceva
“che buono odore che esce
dalla casa del portiere” –
e già da allora
nel tempo della nebbia
antica
sentivo in me
che solo quell’odore
era una casa –
e insomma
c’era questo posto
che essendo stato una fabbrica
aveva questo stanzone vuoto
dove
non so dove
non so come
armadi
scaffali
arnesi
insomma intere stanze
erano nascoste
incassate
da qualche parte
ma c’erano –
ma ricordo una tavola nera
con sopra
canovacci pieni
di arance
che erano state spremute –
e questo modo di spargere
su canovacci decine di
arance spremute
mi sembrava una cosa bella e strana –
sì
perché io lì
invidiamo e ammiravo
tutto e tutti
e mi sentivo un pesce fuor d’acqua
una che lì non c’entra
non è dei nostri
una che solo ci guarda
che è come mi sentivo sempre
allora –
alzando lo sguardo
dallo stanzone delle arance spremute
vidi il soppalco
dove sdraiata nel letto
stava lei, la Dea
la bella
la ricca
la amata –
e poi tutto deve essere precipitato
per lei, per noi
per tutti –
ci siamo salvati
alcuni
guardando
dentro noi stessi
e trovandoci
noi malgrado
anzi
malgrado noi
qualcosa di bello
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